lunedì 18 ottobre 2010

chiamata presa di servizio e procedure illegali

Gentile Prof. Pagliarini

come anche altri, non ho capito come postare direttamente nel suo blog.
Le spiego perciò via mail la mia delicata situazione alla quale non ho
trovato risposta leggendo post simili.
Ho vinto un concorso da associato in un'altra sede. Mi chiamano ora ma
la presa di servizio sarà fra circa un anno. Poiché sono ovviamente
intenzionati a non perdere un nuovo posto, trasmetteranno al MIUR la
chiamata pur a grande distanza dalla presa di serivzio.
Per quanto tempo è vincolante una chiamata di un idoneo da parte
dell'università che ha bandito prima della presa di servizio?
La mia università infatti, che pure non potrebbe garantire una presa di
servizio immediata, sarebbe ben felice di chiamarmi una volta decaduto
il vincolo della chiamata dell'ateneo banditore di concorso. E sarei
felice anch'io.

Grazie mille, cordiali saluti

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gentile collega
la chiamata è legittima se fatta entro 60 giorni dalla conseguita idoneità.
A rigore la presa di servizio si effettua subito dopo la chiamata. Purtroppo
in molte sedi per motivi finanziari e di bilancio si posticipa anche di
oltre un anno la presa di servizio rispetto alla chiamata, comunicando al
MIUR chiamata e presa di servizio con notevole ritardo. Ciò danneggia non
solo il docente chiamato ma anche l'altro idoneo che non può essere chiamato
da quella o altra facoltà. E' evidente l'illegittimità di tale procedura
rispetto al disposto della legge 230/98 che all'art. 2 stabilisce la
possibilità per l'università di nominare in ruolo, previa delibera motivata
assunta dalla Facoltà, uno dei due idonei, entro 60 giorni dalla data di
accertamento della regolarità formale degli atti da parte del rettore. La
nomina in ruolo comporta non sola la chiamata ma l'avvenuta presa di
servizio. L'illegalità è totale poiché nessun regolamento di Ateneo,
previsto dalla stessa legge 230/98, può prevedere una procedura difforme da
quella fissata dalla legge. Non c'è e non ci può essere, quindi, risposta
alla sua domanda: quanto tempo può intercorrere tra la chiamata e la presa
di servizio. Il decreto rettorale della nomina in ruolo, previsto dalla
legge, può essere emanato solo dopo la chiamata e l'avvenuta comunicata
presa di servizio da parte della facoltà. Per Il docente chiamato vi sono
due possibilità: 1) accetta tacitamente il differimento della presa di
servizio rispetto alla chiamata, per opportunismo e quieto vivere; 2)
denuncia alla magistratura e al MIUR l'illegale comportamento
amministrativo-procedurale messo in atto dall'università chiamante, cosa
sinora mai accaduta. La denuncia, ovviamente, potrebbe anche essere fatta
dall'altro idoneo non chiamato che, per effetto della predetta illegalità,
si vede preclusa la possibilità di essere chiamato da una qualsiasi altra
facoltà. L'università così com'è è una autentica Babele
amministrativo-procedurale in cui la correttezza, la trasparenza e la
legalità degli atti sono superate e coperte da interessi e opportunismi
privi di qualsiasi etica. Occorre veramente una seria riforma per riportare
le università sul binario della legalità. Una riforma che conceda una
totale autonomia che consenta alle università di darsi regolamenti per le
assunzioni, i doveri e i diritti dei docenti assunti e le retribuzioni a
questi connesse; in altre parole l'anacronistico stato giuridico, ormai di
fatto inesistente, dovrebbe essere eliminato poiché incompatibile con la
totale e piena autonomia delle sedi che, con ciò, si assumono la piena
responsabilità di tutti gli atti. Lacci e laccioli ministeriali dovrebbero
sparire, incompatibili con l'autonomia. Resta fermo il principio che
l'università svolge un servizio pubblico e, per ciò stesso, deve essere
finanziata dallo Stato che si limita a controllare e valutare la
produttività del servizio, legando a questa l'entità dei finanziamenti.
Tutti i mali e gli sprechi dell'attuale università degradata sparirebbero.
E' quanto vado dicendo e scrivendo da diversi lustri senza essere ascoltato
perché è molto difficile sradicare i diffusi enormi interessi interni
all'istituzione. Qualsiasi riforma non cambierà nulla se è solo di facciata
e non è radicale e veramente liberale. Cordialmente
Alberto Pagliarini

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