domenica 30 maggio 2010

incompatibilità tra tempo pieno e partita IVA

Gentilissimo Professore,


mi permetto di disturabarla per porle un quesito. Oggi ricopro il ruolo di ricercatore universitario indeterminato a tempo pieno (da qui a pochissimi mesi dovrei essere confermato, essendo il mio "triennio" già concluso). Volevo chiederle se, data la mia posizione attuale, la normativa ministeriale mi consente di aprire una partita iva ("regime dei minimi") al fine di svolgere attività consulenziali (non legate ad alcuna "libera professione") o docenze presso terzi. Se no, l'unica alternativa sarebbe il mio passaggio, una volta confermato, al tempo definito?


La ringrazio in anticipo per la cortese attenzione e per la gentile risposta.




Distinti saluti
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caro collega
l'unica possibilità per poter aprire una partita IVA, sia pure nel regime dei minimi, è quella di chiedere l'opzione per il tempo definito. Cordialmente
Alberto Pagliarini

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Gentilissimo dott. Pagliarini,

ho una curiosità riguardo al quesito in questione. Mi potrebbe indicare un riferimento normativo in merito a quanto risposto.
La legge 165/2001 non parla di regime fiscale ma esclusivamente di autorizzazioni da disciplinarsi con un regolamento in ogni Università. Sono d'accordo con lei per le libere professioni, ma non per le attività di docenza effettuate presso altri istituti universitari.
La ringrazio anticipatamente per l'attenzione.

Nicola D'Auria

Sandra ha detto...

Chiarissimo Professore, caro Collega, mi rivolgo a Lei per una questione relativa al trattamento retributivo previsto dal nuovo DDL Gelmini 1905. L’art. 5.4.i “rivede il trattamento economico dei professori e dei ricercatori in servizio (…) ed in particolare, trasformazione della progressione biennale per classi e scatti di stipendio in progressione triennale con invarianza complessiva della medesima”. Cosa si intende per “invarianza complessiva”? (l’espressione è ripetuta all’art.5-quater.1.b). Gli scatti triennali saranno aumentati proporzionalmente oppure sarà erogata la stessa cifra prevista per gli scatti biennali? Nel secondo caso, è evidente che la perdita economica a fine carriera sarebbe ingente e la modifica andrebbe a penalizzare, ancora una volta, i più giovani, che sono entrati con aspettative di un certo trattamento retributivo per ritrovarsi con un pesante cambiamento delle regole a gioco iniziato. La ringrazio in anticipo dell’attenzione e del Suo autorevole parere.

stefano ha detto...
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