Gent.mo Prof. Pagliarini
sono una ricercatrice della Facoltà di Agraria di Firenze e, con altri colleghi, ho sottoscritto un documento contro il DDL "Gelmini". Come ulteriore segno di protesta voremmo rinunciare a sostenere corsi per il prossimo anno accademico.
La Facoltà ha pero approvato, il 22 marzo scorso, il manifesto degli studi per l'anno accademico 2010/2011, dove risulta che i corsi sono stati affidati, anche ai ricercatori, per tacito rinnovo e non, come fatto negli anni passati, dietro richiesta formale.
I ricercatori, come noto, non sono tenuti a fare didattica frontale e quindi possono, in ogni momento, ritirare la loro disponibilità in tal senso.
Ma, nel caso specifico, se consegneremo le lettere di rinuncia a manifesto già approvato, saremo perseguibili? E se si come?
Da più parti ci sono arrivate rassicurazioni riguardo alla non "punibilità". Gradiremmo però avere il parere di un esperto che ci possa ulteriormente cautelare.
La ringrazio fin da ora per le risposte che potrà fornirmi,
la saluto cordialmente
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gentile dottoressa
l'affidamento di un corso di insegnamento può avvenire solo previo consenso formale dell'affidatario. Il tacito consenso non ha senso giuridico. La dichiarazione di non disponibilità, nel vostro caso, è legittima e non può essere perseguibile in alcun modo. Cordialmente
Alberto Pagliarini
lunedì 28 giugno 2010
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