Caro Alberto,
nel 2007 pubblicavi questo tuo parere; mi piacerebbe ora un tuo parere aggiornato alla situazione odierna.
Grazie
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conviene o no anticipare il pensionamento
17 giugno 2007
----- Original Message -----
From: xxxxxxxxxxxxxxxxx
To: Alberto Pagliarini
Sent: Friday, June 08, 2007 11:08 AM
Subject: voci
Caro Alberto, molti colleghi, che hanno già raggiunto l'anzianità di oltre 40 anni, ma che per motivi anagrafici possono ancora restare in servizio, si rivolgono a me perché preoccupati per un eventuale taglio, o blocco, delle liquidazioni.
Ora, essendo tu l'Esperto, mi rivolgo a te per avere una risposta dal tuo osservatorio privilegiato. Anche se sono conscio che neanche tu hai una sfera di cristallo e puoi prevedere i futuri comportamenti del Legislatore.
Nell'occasione, ti saluto con affetto
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caro xxxxxxxx
sulla necessaria riforma delle pensioni siamo in pieno marasma. Una qualche riforma va fatta perché con l'allungamento della vita e con la possibilità di andare in pensione di anzianità a 57 anni sino alla fine di quest'anno, a 60 anni dal 2008 se rimane lo "scalone", il sistema rischia di esplodere. La legge Dini del 1995 ha previsto l'aggiornamento dei coefficienti di rendimento dopo 10 anni. Si dovevano rivedere per legge nel 2005 ma il governo Berlusconi non lo ha fatto per evitare l'ennesimo sciopero generale dei sindacati che, peraltro, avevano accettato e sottoscritto quella legge. Una considerazione per inciso: se i governi per primi disattendono le leggi dello Stato, senza neanche modificarle, pur potendolo fare, come è possibile pretenderne il rispetto da parte dei cittadini?; questa è una delle tante cause di anormalità di questo Paese. A mio avviso questo governo dovrà necessariamente aggiornare i coefficienti, come, di quanto e quando nessuno può dirlo perchè dipenderà dalle resistenze più o meno forti della sinistra massimalista e dei sindacati. Ciò, però, interessa tutti coloro che andranno in pensione con il sistema contributivo, certamente non i docenti che avendo maturato 40 anni di servizio andranno in pensione con il sistema retributivo. Quindi nessuna preoccupazione per quanto attiene la pensione. Per la buonuscita nè il governo attuale nè quello passato hanno mai posto il problema di una revisione di calcolo o di un appesantimernto fiscale, anzi un intervento favorevole c'è stato alcuni anni fa: la quota esente annua ai fini IRPEF fu aumentata da
500.000 a 600.000 lire. Non vi è, quindi, da preoccuparsi, non solo allo stato attuale, ma anche in prospettiva a breve. Pertanto, chi ha maturato 40 anni di servizio, anche compresi quelli eventualmente riscattati, ed ha una età anagrafica più o meno lontana da quella prevista per la pensione di vecchiaia, continui a rimanere in servizio, se non ci sono altri motivi personali; in vantaggio avrà una pensione maggiore perché in gran parte calcolata sull'ultima retribuzione prima del pensionamento; avrà anche una buonuscita più consistente, tenendo presente che ogni anno in più di servizio nelle classi retributive alte, produce una buonuscita lorda di circa 5.000 euro. Poichè la questione interessa moltissimi colleghi, pubblico quesito e risposta su internet. Ricambio i saluti con altrettanto affetto.
Alberto
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caro Carlo
dal giugno 2007 non è cambiato nulla sulle pensioni di vecchiaia, mentre su quelle di anzianità, con l'eliminazione dello scalone è cambiato qualcosa. Con la legge 247 del dicembre 2007 è stata introdotta qualche novità ma limitatamente alle pensioni contributive che non interessano i docenti anziani dell'università per i quali vale il sistema retributivo o misto. . Pertanto le considerazione fatte nella risposta da te riportata sono tuttora valide. Aggiungo, in calce, la risposta da me data sulla stessa questione, poco tempo fa, ad un collega di Firenze. Non essendoci nell'immediato prospettive di cambiamento sulle pensioni di vecchiaia e, tantomeno sulla liquidazione, conviene rimanere in servizio, ove possibile. Un caro saluto
Alberto
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Caro Alberto
Prima di tutto come stai? Poi ti pongo un piccolo quesito postomi da un collega: avendo maturato i 40 anni di servizio qualora, cosa molto remota, ci fosse un aumento di stipendio, questo che riflessi avrà sulla pensione? Grazie anticipatamente e a presto
Cordialmente
xxxxxxxxxxxxxxxxxx
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caro vincenzo
a meno di qualche inevitabile acciacco dovuto all'età, posso dire di star bene. Grazie. La domanda non può avere una risposta precisa e unica. Ti darò un quadro sintetico della questione pensioni. Un qualsiasi aumento retributivo produce aumento anche sulla pensione e sulla liquidazione. Gli effetti dell'aumento sono più consistenti per coloro che si trovano nel sistema retributivo o in quello misto; sono più modesti per coloro che si trovano nel sistema contributivo. Per gli anni oltre i 40 di contribuzione maturata, i contributi pagati non servono per il soggetto, avendo questi raggiunto il massimo dei contributi annui utili ai fini della pensione. I contributi che si continua a versare hanno solo scopo sociale. Continuano però ad essere utilizzati per intero ai fini della liquidazione, che verrà calcolata su un numero di anni superiore ai 40 maturati ai fini pensione. Gli aumenti retributivi attribuiti dopo i 40 anni di contributi versati, servono al calcolo della pensione, una quota della quale è calcolata sull'ultima retribuzione in godimento prima del pensionamento. Ovviamente più alta è quest'ultima retribuzione, maggiore sarà la pensione attribuita. Pertanto gli aumenti ISTAT annuali e gli aumenti automatici biennali, contano. Più se ne maturano più alta sarà la pensione. I contributi versati oltre i 40 anni sono compensati ampiamente dalla pensione più alta. Il vantaggio, invece, ai fini della liquidazione è totale, essendo calcolata non solo sull'ultima retribuzione, ma anche sul numero complessivo degli anni di contribuzione. Nell'attuale situazione economica è illusorio pensare di avere aumenti retributivi. Al più si potranno avere applicazioni forzose una tantum di prelievi sulla retribuzione, come è già avvenuto. Cordialmente
Alberto
lunedì 9 febbraio 2009
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