Gentile Prof. Pagliarini,
complimentandomi per il suo blog, le pongo una questione che riguarda me e altri 36 professori di I fascia, oltre a 17 professori di II fascia della mia università. In breve, tutti noi abbiamo preso servizio il 31 marzo scorso e ieri il Consiglio di Amministrazione, recependo (troppo) tardivamente il parere del Collegio dei Revisori dei conti circa il profilarsi di un danno erariale dovuto alle nostre assunzioni, ha deliberato di revocare le nostre prese di servizio. Un caso che credo diventerà caso nazionale, di certo è già un caso locale (http://www.primadanoi.it/modules/articolo/article.php?storyid=6529; http://ilcentro.gelocal.it/chieti/cronaca/2011/05/24/news/bufera-alla-d-annunzio-salta-il-prorettore-sargiacomo-4269712 ).
In buona sostanza, 54 professori di I e II fascia che hanno regolarmente svolto dei concorsi risultando idonei, sono stati chiamati dalle rispettive Facoltà, sono stati nominati in servizio, e dopo due mesi si trovano "retrocessi" rispettivamente ad associati e ricercatori (oppure letteralmente licenziati se non erano già strutturati) sentendosi dire "scusateci, ci eravamo sbagliati".... Non sono certo che la delibera del CdA avrà una decorrenza fattiva ed immediata, questi fatti sono appena accaduti e nessuno degli interessati ha ancora ricevuto comunicazione ufficiale di revoca - tuttavia le chiedo semplicemente se a sua conoscenza esistono dei precedenti di revoche di presa di servizio dovute non tanto a cause imputabili agli interessati (assenza dei requisiiti, incompatibilità, ecc.) ma a cause legate ad errori o, peggio ancora, a "cambiamenti di idea" nell'amministrazione di un ateneo.
La rignrazio sentitamente e la saluto cordialmente,
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caro collega e cari colleghi
da tempo le norme vigenti impongono l'obbligo della copertura finanziaria per un posto di docente da mettere a concorso. Impongono, altresì, che la spesa per il nuovo assunto rientri
nel limite del 90% del FFO per le spese correnti del personale docente e TA. Alcune norme recenti, mirate al contenimento della spesa pubblica, pongono, inoltre, restrizioni alle nuove assunzioni
in misura percentuale rispetto ai posti resisi disponibili per normale turn-over e, in alcuni casi, prevedono addirittura il blocco delle assunzioni. L'insieme di queste norme è, o dovrebbe essere, noto
agli amministratori di un ateneo, in particolare al direttore amministrativo e ai responsabili dei dipartimenti o uffici preposti alle assunzioni e alla gestione del personale. E' pertanto, assurdo e paradossale quanto è accaduto nel vostro ateneo. e non può essere giustificato da materiale errore. Diversi atenei hanno sfondato il tetto del 90%, sono stati classificati "non virtuosi" e penalizzati con i finanziamenti e il blocco delle assunzioni, ma a tanto non si era ancora giunti. Peraltro, eventuali dubbi sull'applicazione delle norme possono essere anche risolti con specifici quesiti all'Avvocatura dello Stato, prima di assumere decisioni vincolanti per gli effetti giuridici che producono sugli interessati. Sarebbe stato opportuno e necessario valutare attentamente il parere dei revisori dei conti prima di rendere esecutivi i decreti di nomina e le relative prese di servizio, tenendo anche presente il comma 18 dell'art. 29 della legge 240/2010 che fissa le quote di assunzione degli ordinari e dei ricercatori. L'università tutta è in crisi anche per vuoti legislativi, ritardi normativi protrattisi a lungo e sovrapposizione di norme non sempre chiare riguardanti le assunzioni di personale e le relative spese. Proprio per questo occorreva e occorre maggiore cautela ed attenzione prima di assumere decisioni vincolanti e irrevocabili. A questo punto, caro collega e cari colleghi interessati, non resta che adire le vie legali a tutela dei propri diritti e per l'accertamento di responsabilità amministrative. Consentitemi una battuta: l'università italiana è davvero una "Babele universitaria" nella quale convivono, in costante conflitto, una parziale autonomia degli atenei, un soffocante centralismo ministeriale, una disordinata poco chiara legislazione, uno stato giuridico in cui diritti e doveri non sono più uguali per tutti coloro che hanno lo stesso "status". Può ormai succedere di tutto e di più. Cordialmente
Alberto Pagliarini
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