Gentile prof. Pagliarini,
sono un ricercatore confermato e, premesso che ho la residenza nella sede dell'Ateneo presso cui sono strutturato, vorrei trasferirmi dalla sede in cui presto servizio, alla sede in cui ho famiglia, affetti, legami con il territorio, casa di proprietà etc. Le due sedi si trovano nella stessa Regione. Anche quest'anno il Decreto sui criteri di Ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università per l'anno 2009 (DM 23 settembre 2009 prot. n. 45/2009) prevede che chi aspira al trasferimento non "provenga dai ruoli di università della stessa regione"(art. 5). In tal maniera l'Ateneo che ha sede nella città in cui vorrei trasferirmi è costretto ad avere la disponibilità del 100% del budget necessario al mio rientro (nell'ipotesi di vincita del Bando di concorso) e ciò, data la crisi, equivale a dire che ci saranno molte ostilità. Trovo che la previsione dell'art. 5 sia ingiusta perché è semplice trovare sedi di Atenei in differenti Regioni che distano pochi chilometri (Piacenza-Pavia; Novara- Milano oppure Messina-Reggio Calabria: 15Km) e altre sedi invece, nella stessa Regione che distano oltre duecento chilometri (ad esempio Catania e Palermo oppure Foggia e Lecce: quasi 300 Km). Oggi, data la forte autonomia degli Atenei, questo vincolo appare ancora più assurdo. Il risultato è che paradossalmente chi è a 40 Km di distanza potrebbe ottenere il cofinanziamento del MIUR e io, che faccio circa 100.000 Km all'anno con l'automobile no. Come è possibile tentare di far eliminare il vincolo regionale? Cosa mi consiglia? Devono essere mortificate le ambizioni di trasferimento con l'aiuto importante del FFO? La ringrazio come sempre per il suo contributo prezioso.
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caro dottore
in linea teorica lei ha ragione, ma la ratio delle norma è quella di agevolare il trasferimento da una ad altra regione indipendentemente dalla distanza tra le sedi. Purtroppo, dura lex, sed lex. E' molto difficile cambiare la predetta ratio. Dovrebbe interessare parlamentari che producano interrogazioni scritte al ministro Gelmini con cui si evidenzino le assurdità da lei rilevate e si chieda di correggere la norma in vigore o, almeno, impegnarsi a modificarla nel prossimo anno. cordialmente
Alberto Pagliarini
mercoledì 28 ottobre 2009
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