Mi permetto di disturbarla su indicazione del collega Roberto Cagliano Candela al quale avevo prospettato dei dubbi riguardo all'opportunità di continuare a pagare il riscatto, ai fini della pensione, di taluni anni di dottorato e di borsa di studio CNR. Le fornisco qualche ragguaglio sulla mia situazione. Ho attualmente 49 anni. Ho preso servizio come ricercatore il 2 febbraio 1993 e come professore associato il 16 giugno 2001. Ho già effettuato il riscatto, ai fini pensionistici, dei 4 anni della laurea in Giurisprudenza. Ho quindi, attualmente, 21 anni di servizio (compresi i 4 di laurea). Ho chiesto il riscatto ai fini della pensione dei 3 anni di dottorato di ricerca e dei 2 anni di borsa di studio CNR quando ero già associato. L'importo da pagare per riscattare questi 5 anni è di euro 42243,08 da pagare in 60 rate mensili di euro 706,04. All'ufficio assistenza fiscale dell'Università mi hanno calcolato un risparmio fiscale totale di euro 16897,52 e un risparmio mensile, sempre in ragione delle detrazioni fiscali, di euro 281,62 che in realtà come risulta dallo stipendio di gennaio è di euro 267,52 (ho cominciato a pagare a dicembre 2009). In sostanza mi trovo in meno nello stipendio, almeno per ora, 436,54 euro al mese. Questi 5 anni di riscatto andrebbero a confluire nel sistema retributivo perchè riguardano gli anni 1985-1988, 1990-1992. Comunque, anche con questi 5 anni non raggiungo i 18 anni per essere assoggettata al sistema retributivo (in tutto avrei, con questo riscatto, 11 anni e 11 mesi) e quindi, allo stato attuale, sono sottoposta al sistema misto. All'ufficio assitenza fiscale dell'Univerisità mi avevano sconsigliato di riscattare solo il dottorato di ricerca o solo il CNR perchè, nel primo caso l'importo mensile era altissiomo (36 rate da 1009,66 euro al mese) e, nel secondo caso, il vantaggio sarebbe stato irrisorio. In conclusione, poichè il provvedimento mi è stato comunicato nel periodo estivo e con poco margine per prendere una decisione ponderata, mi viene il dubbio di aver fatto un errore, dato che la cifra da pagare è comunque molto alta. Mi hanno anche detto che, comunque, posso interrompere il pagamento quando voglio, venendo conteggiati, in questo caso, solo i periodi per i quali i pagamenti sono stati effettuati Mi rendo conto che è difficilissimo poter fare previsioni future, dato il tempo che comunque mi seoara dalla pensione e data anche l'incertezza legislativa in materia, ma mi pare che se l'età pensionabile dei professori universitari resta fissata a 70 anni e - sempre che io viva fino ad allora e non voglia andare in pensione prima - il pagamento di questi importi finisce nel nulla. All'ufficio pensioni dell'Università hanno rimarcato che questi 5 anni andrebbero, come già detto, nel sistema retributivo, ma ho il dubbio che - ripeto, a parte le difficoltà di poter individuare "ora per allora" l'importo di una pensione futura - ciò si risolverebbe in poca cosa. Può aiutarmi a chiarire questi dubbi, posto che, ovviamente la responsabilità della decisione finale è solo mia? La ringrazio comunque moltissimo anche solo per aver avuto la pazienza di leggermi. Un cordiale saluto
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gentile collega
le informazioni fornitele dagli uffici sono esatte. Qualche altra considerazione si può aggiungere in base ai suoi dati anagrafici e all'età di pensionabilità dei professori associati attuale, salvo modfiche legislative future. Attualmente i professori associati vanno in pensione a 65 anni, essendo stato eliminato il fuori ruolo opzionale. Possono andare in pensione a 67 se l'amministrazione concede i due anni di proroga in ruolo, cosa difficile per l'amministrazone di Bari in disastrata situazione finanziaria. La concessione è data sicuramente ai professori responsabili di un progetto internazionale di ricerca. Nell'ipotesi, quindi, che vada in pensione a 65 anni, tenendo conto dei suoi attuali 49 anni, restano da fare 16 anni di servizio che sommati ai 21 già maturati, comprensivi degli anni di laurea riscattati, portano a 37 anni di contributi validi ai fini della pensione. In questa situazione il riscatto dei 3 anni di dottorato consente di raggiungere esattamente i 40 anni di servizio per avere il massimo della pensione. Per gli anni successivi ai 40 i contributi versati hanno solo scopo sociale non essendo utilizzabili dal soggetto. I 2 anni di borsa di studio CNR potrebbero servire solo nell'ipotesi di voler andar via 2 anni prima dei 65 di età anagrafica e potrebbero servire ad aumentare il numero degli anni di servizio utili ai fini pensione anche nel caso in cui dovesse decidere di pensionarsi prima dei 63 anni anagrafici. Escludendo quest'ultima ipotesi il riscatto dei due anni di borsa è del tutto inutile. Occorre precisare che se ha optato, o ha intenzione di optare, per lo stato giuridico fissato dalla legge Moratti, legge 230/05, l'età pensionabile è di 70 anni o 68, secondo che la sede consideri inclusi i due anni di proroga che ha deciso di concedere o non concedere. In tal caso non servirebbero neppure i tre anni di dottorato, se la pensione è a 70 anni, o ne servirebbero solo 2 se la pensione è a 68 anni. Infine, riscattando i 3 anni di dottorato cresce di 3 il numero degli anni antecedenti il 1996 sui quali si calcola la pensione, quota A, con il metodo retributivo, più vantaggioso di quello contributivo che si applica per gli anni di servizio dal 1966 sino al pensionamento. Con queste considerazioni aggiuntive a quelle fornite dagli uffici ritengo possa più accortamente assumere una decisione. Cordialmente
Alberto Pagliarini
sabato 13 febbraio 2010
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